Testo della lettera inviata dalla Dott. Francesca Mannucci al Sole 24 Ore

Io sto con Tobino

Egregio Direttore,

Prendiamo lo spunto dall'articolo di Lorenzo Tomasin del 26 febbraio 2017, dal titolo “Io sto con la professoressa”, per invitare ad una riflessione sulla famosa legge Basaglia.

La legge 180 fu promulgata il 13 maggio 1978, quindi 39 anni fa ed il tempo trascorso dovrebbe portarci a ripensare ai principi teorici che ne furono la base.

Inoltre, invece di magnificarla sempre come la legge migliore del mondo, sarebbe doveroso fare verifiche sullo stato attuale dell’assistenza psichiatrica in Italia e sui risultati delle cure.

Peraltro, recentemente, un’attrice italiana, nel ricevere un premio per la sua interpretazione di una donna affetta da malattia mentale, nel suo discorso ha, tra gli altri, ringraziato Franco Basaglia “che cambiò radicalmente l’approccio alla malattia mentale in Italia”.

Ci chiediamo : che competenze ha questo attrice per dare questo giudizio?

Cosa conosce della psichiatria? Sa come si stavano riorganizzando all’epoca gli Ospedali  Psichiatrici?

E inoltre: ha mai visitato un SPDC, ossia il repartino di psichiatria all’interno degli Ospedali generali? Conosce le storie dei pazienti e dei loro famigliari?

Il dubbio è che sia il solito trito, il solito luogo comune, Basaglia liberatore dei malati psichiatrici dai manicomi, uno dei santini della nostra storia recente che non devono essere studiati e giudicati.

Forse pochi, compresa la nostra attrice, hanno letto quanto Basaglia ha effettivamente scritto.

Eccone una piccola raccolta tratta dal libro “Conferenze brasiliane” pubblicato da R. Cortina e scritto dallo stesso Dott. Basaglia nel corso di una serie di conferenze tenutesi a San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte nel 1979.

“Tutto questo ci portò a una riflessione politica: gli internati appartenevano alle classi oppresse e l’ospedale era un mezzo di controllo sociale.

Tutti noi sapevamo che il manicomio, anche diretto in modo alternativo era sempre una forma di controllo sociale perché la gestione non poteva che restare nelle mani del medico, e la mano del medico è la mano del potere.

La psichiatria è fin dalla nascita una tecnica altamente repressiva, che lo Stato ha sempre usato per opprimere i malati poveri, cioè la classe lavoratrice che non produce.

Negli anni sessanta abbiamo visto, come in una grande fiammata, la gioventù del mondo intero ribellarsi, in questa rivolta noi tecnici della repressione psichiatrica eravamo presenti e abbiamo dato il nostro appoggio a questa ribellione”.

Quello che veramente successe in quegli anni fu la diffusione degli psicofarmaci, scoperti nel 1952, che permisero di aprire le porte degli ospedali psichiatrici

Il Dott. Basaglia, nel medesimo libro, riporta poi la seguente considerazione: “Nel manicomio la condizione di potere del medico e di dipendenza del malato non dà alcuna possibilità di mettere in atto una terapia” tant’è che lo stesso Basaglia, nel raccontare un episodio accaduto dopo l’apertura del manicomio di Trieste,  riporta l’episodio accaduto ad una ragazza “che quando restava sola aveva l’abitudine di ferirsi… un giorno, per protesta contro di noi, è salita su un edificio molto alto... , purtroppo la ragazza si è buttata giù e disgraziatamente è caduta fuori dalla rete restando gravemente ferita.

Dopo questo fatto la gente ha discusso se Basaglia aveva ragione o no a liberare i matti, il problema non era più il matto che tenta il suicidio ma era il nostro lavoro”.

Vogliamo allora ricordare gli innumerevoli suicidi che ci furono dopo l’approvazione di questa legge: ne parla il Dott. Tobino, nel Libro “Gli ultimi giorni di Magliano” ne parlano gli psichiatri Alberto Italo e Carloni Glauco.

Ma come abbiamo letto, a Basaglia non interessano i suicidi, interessa imporre la sua idea e il suo potere.

Eccoci a Mario Tobino, classe 1910, psichiatra, direttore del manicomio di Lucca, una vita trascorsa con e per i malati mentali.

Lui racconta delle prime esperienze di apertura dopo l’arrivo degli psicofarmaci.

Nei suoi scritti chiede riforme per migliorare i vecchi e sovraffollati manicomi in strutture ben attrezzate e con personale qualificato affermando che “Ci vorrebbero più psichiatri, più infermieri specializzati, più dedizione, più accuratezza, più denaro

Contrario alla legge 180 scrive una lettera al giornale “La Nazione” il 18 aprile 1978 dal titolo: “Lasciateli in pace è la loro casa”. Il Dott. Basaglia, a sua volta, risponde su “Paese Sera” il 4 maggio dello stesso anno:

Il rapporto già fragile tra informazione e disinformazione si squilibra a vantaggio della seconda quando si affidi la penna cechoviana di uno scrittore l’analisi di un ambiente che è in realtà la tesi dell’ideologia dominante.

Oggettivamente il suo scritto rende un grosso servizio al potere, su questo non si può discutere.”

Consigliamo comunque di leggere i libri di Tobino, che ci portano nella realtà quotidiana dei malati e di chi li assiste.

Purtroppo sono da ricercare nelle biblioteche e difficilmente reperibili, forse con l’intento di lasciare un’unica verità sugli ospedali psichiatrici.

Per contrasto si trovano sempre i volumi di Bruno Bettelheim, le cui teorie sull’autismo, causando ancora dolore per i sensi di colpa ai genitori, sono state dimostrate false e le relazioni sulle sue guarigioni mendaci.

Così come un libro molto utile per accostarsi ai problemi della psichiatria è “La razionalità negata” di Corbellini - Jervis.

A fronte di queste critiche siamo consapevoli della risposta dell’opinione pubblica, ossia che la nostra idea sia di riaprire i vecchi manicomi.

Nella realtà attuale, noi vorremmo ospedali psichiatrici funzionanti, dove si faccia il possibile per curare i malati, si ricerchino le possibili cause della malattia, uscendo finalmente dai luoghi comuni, la colpa della madre, della famiglia o della società.

Nella zona in cui noi operiamo vorremmo ricordare il caso (apparso all’incirca due anni fa sulla stampa locale) di un ragazzo ricoverato in un reparto psichiatrico con diagnosi di schizofrenia in realtà affetto da sindrome Pandas, a dimostrazione del paradosso della situazione in cui si trova la psichiatria nel nostro Paese.

Vogliamo che i farmaci antipsicotici vengano usati con criterio, valutati all’interno della struttura, mentre ora i pazienti vengono dimessi dopo 8/10 giorni con pesanti terapie che devono essere seguite dai genitori, quando il tempo per valutare l’efficacia e gli effetti collaterali di uno psicofarmaco è di almeno tre settimane.

Aggiungiamo, a dimostrazione dell’impostazione ideologica e non scientifica dell’assistenza psichiatrica, che mentre nella nostra zona sono stati chiusi alcuni servizi, come l’ambulatorio psichiatrico di Lissone, è stato istituito nella Regione Lombardia il 20 febbraio, per decreto, il ”Tavolo per la salute mentale” così come prevedeva  la legge di evoluzione del sistema socio sanitario ed un Comitato tecnico di esperti che fornirà supporto alla Dg Welfare nello sviluppo di linee guida per l’elaborazione e gestione dei percorsi di cura.

Ha rimarcato l’assessore al Welfare Giulio Gallera che il Tavolo coinvolgerà “soggetti istituzionali, operatori e rappresentanti delle associazioni di famigliari e utenti del terzo settore, società scientifiche, enti di ricerca, università e rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative”.

“Il tema della salute mentale – ha concluso Gallera- è fondamentale per quella presa in carico del paziente che non sia parcellizzata, ma estesa in tutti i suoi bisogni, per cui quello che voi fate e le esperienze da voi maturate, anche di carattere gestionale, saranno sicuramente una risorsa importante da portare all’interno del percorso che il Tavolo intraprenderà e nel quale la regione vuole assolutamente siate protagonisti

Dite voi se questa non è retorica, soprattutto se rapportata a quanto un paziente psichiatrico e la sua famiglia sono costretti a vivere nel quotidiano.

A conclusione, citiamo ancora una volta una frase molto significativa del Dott. Tobino: “Se davvero vogliamo difendere e aiutare i malati di mente dobbiamo essere nemici di chi maneggia politica e sociologia e imbratta la psichiatria, la quale non è democratica né aristocratica, né borghese né plebea è solo la psichiatria, colei che studia la pazzia, uno dei più profondi misteri umani”.

Dott.ssa Francesca Mannucci

Presidente A.p.S. “Giulia e Matteo” per la tutela dei malati psichiatrici e delle loro famiglie