3. - LA MALATTIA MENTALE E LE SUE CAUSE

 

Comprendere la malattia mentale e le sue cause è estremamente difficile ed ancor più arduo è comprendere il malato e convivere con lui.
E’ questa una vera malattia che coinvolge le funzioni superiori dell’uomo, ma si differenzia da ogni altra; infatti si tratta di una patologia del pensiero, dell’umore, dell’affettività, della visione della realtà e del comportamento. Tale essenziale differenza ha fatto sì che nel tempo la malattia mentale sia stata colpita da uno stigma generato dalla paura e dall’ignoranza della sua vera natura. Stigma che ancor oggi è presente nella società ed agisce negativamente sia nei riguardi dei malati che delle loro famiglie.
Ma in ogni caso si tratta di una malattia ed è assurdo vergognarsene e tenerne nascosta la presenza, essa deve essere trattata alla stregua di qualsiasi altra malattia senza pregiudizi e idee preconcette.

Le cause oggi accertate della malattia mentale si dividono in tre gruppi:
1.cause biogenetiche (biochimiche ed ereditarie), per le quali comportamenti ed affetti alterati sarebbero espressione di danni biologici, di alterazioni del cervello. Sulla ricerca di tali alterazioni, forse, in alcuni casi, imputabili ad errori genetici ancora sconosciuti, sono avviati molti studi;
2.cause psicologiche, per le quali alterati rapporti interpersonali sarebbero prodotti da un arresto o da un’alterazione dell’evoluzione psichica del bambino o dell’adolescente;
3.cause ambientali/sociali, per le quali difficoltà sociali, familiari e culturali, e frustrazioni provocherebbero una disarmonica relazione col contesto sociale.
Nel determinare il quadro morboso potrà prevalere l’una o l’altra delle cause citate, ma tutte e tre possono concorrere nel loro insieme a creare la complessità della malattia psichica.
Pertanto la definizione della malattia va oltre la sola concezione strettamente medica: spesso comportamenti anomali possono essere riconducibili a un vissuto difficile e a esperienze negative, che hanno innescato la malattia in un soggetto predisposto o fragile.
Le cure pertanto non dovrebbero limitarsi alle sole prescrizioni farmacologiche, ma si devono attivare concomitanti cure psicologiche, terapie occupazionali e risocializzanti con progetti definiti secondo l’individualità di ogni paziente.

Uno degli equivoci che si manifesta più frequentemente è quello di confondere il malato psichico con l’handicappato intellettivo o l’insufficiente mentale, cioè con il ritardato mentale o con il celebroleso. Il malato mentale, invece, non presenta deficit dell’intelligenza.
La malattia mentale è, purtroppo, molto diffusa e deve essere diagnosticata il più presto possibile. A volte si manifesta con una crisi acuta, che si può risolvere in tempi brevi e che potrebbe anche non ripetersi più, altre volte si tratta dell’esordio di un male latente da tempo, che esplode improvvisamente e destinato a durare per anni o per tutta la vita con alterni periodi di maggior gravità.
Si dovrebbe porre molta attenzione al comportamento del bambino e del giovane per scoprire gli eventuali segni premonitori che sono, tra gli altri: le troppo frequenti incoerenze e bizzarrie del comportamento, le illogicità del pensiero, l’incapacità di mantenere l’attenzione, l’appiattimento affettivo, la chiusura in se stesso, i rapidissimi e incomprensibili cambiamenti di umore, la convinzione di subire costantemente ingiustizie, ecc.
Nel caso in cui questi segni si manifestino è necessario consultare, senza allarmismi, un bravo medico psichiatra per chiedere consiglio e seguire un’eventuale terapia.
Si deve sempre tenere presente che le malattie mentali sono difficilmente guaribili spontaneamente e che il malato non curato tende a peggiorare fino ad entrare in uno stato irreversibile.

Le patologie psichiatriche si dividono in due grandi gruppi: nevrosi e psicosi.

 

3.1 - NEVROSI

-non porta ad un’alterazione profonda della personalità;
-non c’è rottura con il mondo esterno o isolamento, ma solo disadattamento con gli altri;
-non ci sono fenomeni produttivi (allucinazioni, deliri, ecc.);
-in genere non c’è pericolosità sociale;
-il nevrotico è cosciente della malattia, anzi talora è come se volesse esibirla; è alla ricerca continua di rassicurazioni e sa dare una descrizione minuziosa e dettagliata, talora pedante, di tutti i suoi disturbi.
Le nevrosi si differenziano schematicamente in: ansiosa, depressiva, ossessivo-compulsiva (con ripetizione “ossessiva” di gesti e parole) e ipocondriaca (con paura immotivata delle malattie).

3.2 - PSICOSI

-porta ad un’alterazione profonda della personalità;
-porta ad una completa rottura con il mondo esterno ed alla creazione di un mondo interno alternativo;
-presenta disturbi psico-sensoriali (allucinazioni visive o uditive, illusioni, ecc.) e turbe del pensiero (deliri);
-lo psicotico può essere pericoloso a sé o agli altri se non è curato;
-lo psicotico spesso non ha coscienza della malattia, non ammette di essere malato; questa forse è la caratteristica più importante e anche la più grave, perché lo rende ostile alle cure.

Le psicosi si dividono schematicamente in:
Psicosi maniaco-depressive: caratterizzate da un umore molto instabile e, quindi, dal passaggio dall’euforia alla depressione in fasi cicliche che possono durare uno o più mesi all’anno. Nella fase euforica il malato può assumere atteggiamenti di grandiosità assurda: spende tutto quello che ha, compra tutto quello che vede, oppure si sente invincibile e compie gesti rischiosi. Nella fase depressiva è soggetto a disperazione, a insopprimibili sensi di colpa e a sofferenze acutissime che a volte sfociano nel suicidio.

Depressione: è una malattia con caratteristiche precise, soprattutto di blocco sia mentale che fisico. La persona malata non ha più voglia di muoversi, di agire, ha una visione nera del futuro, una perdita della percezione reale del tempo e le ore sembrano non trascorrere mai.

Schizofrenia: è una patologia psicotica caratterizzata da una forte frattura con la realtà, da una rottura del corso del pensiero, con deliri o con l’instaurarsi di convinzioni assurde come quella d’essere perseguitato, seguito, spiato. Esistono diversi tipi di schizofrenia: i disturbi possono essere a carico dell’affettività quando comportano l’incapacità di provare sentimenti, a carico dell’umore quando si passa da fasi di eccitazione a fasi di depressione e viceversa, a carico della percezione quando si hanno allucinazioni, soprattutto di tipo uditivo (voci spesso minacciose che danno ordini o proibiscono qualcosa). La schizofrenia di solito insorge in età giovanile e può durare a lungo, anche tutta la vita.
Gli schizofrenici sono pazienti sempre a rischio, con periodi di stabilizzazione del male se curati con adeguata terapia di farmaci, di psicoterapia e di attività riabilitative.
Va detto che questa patologia ha diversi livelli di gravità, fino a diventare inabilitante.

Disturbo Borderline: è un disturbo di personalità che viene sinteticamente descritto come una patologia caratterizzata da instabilità pervasiva dell’umore, delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé, dell’identità e del comportamento, e una più generale anomalia nella percezione del senso di sé.
Il termine borderline deriva dall’antica classificazione dei disturbi mentali, raggruppati in nevrosi e psicosi, e significa letteralmente “linea di confine”, riferita a pazienti con personalità che funzionano “al limite” della psicosi pur non giungendo agli estremi delle vere psicosi o malattie gravi (come ad esempio la schizofrenia).


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