COME COMPORTARSI IN CASO DI "CRISI"

Doverosa premessa

Se, pur nella drammaticità e concitazione del momento, tutto procede senza grossi intoppi alcuni dei consigli indicati nel seguito potrebbero sembrare troppo drastici ed inutilmente conflittuali con il personale preposto ad accudire il nostro congiunto.

Inutile dire che non è questo il nostro intento!

Per quanto possibile, occorre sempre mantenere i migliori rapporti con il personale e le istituzioni: troppo spesso i familiari scaricano sul personale medico la loro frustrazione per essere coinvolti in una situazione praticamente ingestibile; questo atteggiamento complica inutilmente i rapporti personali ed impedisce l’instaurarsi di quella collaborazione che è necessaria per un intervento efficace ed efficiente sul paziente.

D’altro canto, i familiari non devono neppure sentirsi in eccessiva soggezione nei confronti del personale medico o addirittura, come talvolta accade, ipotizzare che le proprie rimostranze possano ritorcersi sul malato! Non è così… e se mai proprio questo mai dovesse accadere, vi sono i tempi e i modi per reagire e gestire la situazione efficacemente…

Se il nostro congiunto presenta sintomi acuti (agitazione, confusione, comportamenti anormali e potenzialmente pericolosi per sé e/o per gli altri) come dobbiamo agire?

A CASA...
1) Cercare di gestire il congiunto a casa:
di giorno chiedere consiglio al medico curante o al servizio psico-sociale che l’ha in carico (CPS); di sera e nei giorni festivi chiamare la guardia medica al numero 840.500.092 (per l’area di Monza). Se il malato e’ gia’ noto, e’ possibile contattare il Dipartimento di salute mentale (SPDC) dell’ospedale di riferimento. Occorre telefonare al servizio di competenza portando a conoscenza della situazione in atto; di norma i servizi danno le indicazioni su cosa fare. A volte basta la somministrazione di farmaci gia’ disponibili al domicilio per risolvere la situazione, se il malato accetta il trattamento.
Cliccare qui per ulteriori informazioni pratiche come numeri di telefono, orari ecc..

2) Se la situazione non si risolve e ci sono rischi per il malato e la sicurezza delle persone che gli sono vicine, telefonare al 112 spiegando chiaramente la situazione e sollecitando l’arrivo di un’ambulanza (a volte i famigliari si recano al Pronto Soccorso con i propri mezzi di trasporto; deve però essere chiaro che la responsabilità di quello che potrebbe accadere durante il tragitto sarà totalmente a loro carico).

3) Se il malato rifiuta di sottoporsi al trattamento ed e’ pericoloso per se’ e/o per gli altri, si deve chiamare il 112 chiedendo l’intervento sanitario e dei carabinieri. Il medico (di medicina generale, di guardia medica o di Pronto Soccorso) puo’ valutare la necessita’ di proporre un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) che deve essere convalidato da un secondo medico (pubblico dipendente).

ARRIVO IN PRONTO SOCCORSO (P.S.)
L’arrivo in P.S. è gestito direttamente dal personale che effettua il triage del paziente; vale a dire l’attività di accoglienza (raccolta dati e informazioni, rilevamento parametri vitali e registrazione), l’assegnazione del codice di gravità e la gestione dell’attesa.
Purtroppo il triage normalmente assegna al paziente psichiatrico il codice Verde. Occorre informare il personale medico/paramedico se il paziente è “noto” ai servizi oppure se è la prima volta che si presenta al P.S. per un disturbo psichiatrico.
A questo punto è normale attendere la chiamata del medico di medicina generale che, a sua volta, poi fa richiesta dello Psichiatra.
Purtroppo i tempi di attesa possono essere lunghi: in tal caso si consiglia di sottolineare al personale sanitario presente al triage la opportunità di sollecitare, per quanto possibile, il consulto dello Psichiatra per evitare che l’attesa diventi fonte di disagio non solo per il paziente ma anche per gli altri utenti. Questo è particolarmente necessario se l’accompagnatore nota che durante l’ attesa il paziente si dimostra intollerante oppure vuole lasciare il P.S.: in questo caso occorre, con decisione, portare il problema a conoscenza del personale sanitario.
Se, nonostante aver avvertito il personale sanitario, passa ancora molto tempo senza essere chiamati si consiglia di portare a conoscenza l’agente di Pubblica Sicurezza (che dovrebbe essere sempre presente in Pronto Soccorso) spiegando la situazione e mettendo in chiaro che si tratta di un paziente psichiatrico scompensato e quindi, potenzialmente, pericoloso per se e per gli altri.

VISITA DEL MEDICO PSICHIATRA
Si tratta di un momento cruciale, poiché lo psichiatra decide se ricoverare il paziente o se rimandarlo al proprio domicilio.
Nel caso in cui il medico vuole dimettere il paziente, i famigliari devono valutare attentamente le implicazioni e decidere se accettare la scelta del medico o contestarla.
Evidentemente in questa decisione sono avvantaggiati i parenti dei pazienti con una storia clinica pregressa.
Nel caso in cui non si concordi con le dimissioni si deve, per prima cosa, chiarire verbalmente che, così facendo, il medico si assume tutta la responsabilità per le eventuali conseguenze derivanti dall'invio al proprio domicilio del famigliare.
Se il medico, come di norma succede, non cambia idea e se la situazione non è gestibile occorre inviare al più presto una mail all'Ufficio Relazioni con il Pubblico della struttura (U.R.P.), al Direttore del servizio Psichiatrico e alla Direzione Sanitaria segnalando con precisione l’accaduto.
Agli stessi enti deve essere inviata una raccomandata con ricevuta di ritorno o una mail di posta certificata riportante il contenuto della mail precedentemente inviata.
Per avere indicazioni pratiche su come procedere per opporsi alle dimissioni  

IN CASO DI RICOVERO
Normalmente vengono immediatamente chieste ai famigliari le varie informazioni del caso: malattie , farmaci ecc..
E’ importante chiedere subito al personale il nominativo del medico di riferimento, specificando anche di segnalare tempestivamente eventuali sostituzioni.
Solamente dopo qualche giorno dal ricovero occorre chiedere un appuntamento con il medico per essere informati sullo stato di salute del paziente e sulla terapia intrapresa.

ATTENZIONE: Se il nostro famigliare fosse maggiorenne e non avesse nessuna tutela giuridica, i medici, adducendo il diritto alla privacy, potrebbero rifiutarsi di dare informazioni senza il consenso dell’ammalato. In questo caso è opportuno ricordare al medico che, se il nostro famigliare è ricoverato in S.P.D.C., non può essere del tutto consapevole della propria volontà e che, ritornato presso il domicilio, il paziente sarà comunque totalmente a carico della famiglia.

Durante il ricovero è utile instaurare un rapporto collaborativo con il medico di riferimento e con il personale di reparto, comunicando eventuali dubbi sulla situazione del paziente e segnalando tutte le notizie utili ad un corretto inquadramento del paziente stesso.

allo stesso tempo è comunque utile tenere controllato lo stato psicofisico del nostro famigliare.

In caso di dubbio si deve comunicare la situazione al personale di reparto e/o al medico di riferimento.

Nel caso in cui, nonostante questo e trascorso un ragionevole periodo, la situazione non migliora si deve portare a conoscenza del fatto l’U.R.P e il Responsabile di reparto con una raccomandata anticipata via e-mail.

DIMISSIONI PRECOCI (4/5 GIORNI)

Nel caso in cui il medico di riferimento intenda dimettere precocemente il paziente, occorre verificare che:

1- il nostro famigliare sia sufficientemente compensato
e che
2-non sia stata modificata in modo significativo la terapia in atto prima del ricovero

Qualora si siano verificate tutte e due queste condizioni si possono accettare le dimissioni.

Altrimenti, se capiamo che il nostro famigliare potrebbe non essere gestibile in famiglia, dopo aver portato verbalmente a conoscenza il medico della nostra contrarietà alle dimissioni, si deve inviare una lettera al responsabile di reparto, al Direttore del Servizio Pschiatrico, all’U.R.P e alla direzione sanitaria.
Sul sito dell’associazione è disponibile il fac-simile della lettera di opposizione alle dimissioni (Cliccare qui)

Naturalmente per i famigliari (specialmente per i famigliari dei pazienti che vengono ricoverati per la prima volta in S.P.D.C.) la decisione di opporsi alle dimissioni è sempre una scelta molto difficile e causa di immotivati sensi di colpa. Anche in questi casi è importante cercare di stabilire una relazione positiva con i curanti, condividendo con loro i dubbi e ponendo domande anche apparentemente banali.

Occorre però tener conto che, per una valutazione psichiatrica e per la verifica di un eventuale cambio di terapia, ci vuole tempo.
Purtroppo normalmente i ricoveri “mordi e fuggi” portano a rivedere il Pronto Soccorso il giorno seguente se non la sera stessa del giorno delle dimissioni!

QUALCHE CONSIGLIO FINALE
1- Cercare sempre di avere un buon dialogo con il Personale Sanitario
2- In base alle vostre conoscenze tenere sempre il più possibile sotto controllo il decorso della malattia del famigliare.
3- Ricordarsi che essere curati ed essere assistiti in modo adeguato è un nostro diritto e non un regalo.
4- Eventualmente se non si è in grado di gestire la situazione del nostro famigliare rivolgersi per un aiuto concreto alle associazioni per la tutela degli ammalati psichiatrici presenti sul territorio.